Da che punto guardi il mondo tutto dipende.
Lo musicavano qualche tempo fa, ma vale innanzitutto come approccio alle necessità quotidiane. È la classica lettura del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda di quale emisfero di osservazione si voglia applicare. Concetto strettamente connesso a una delle tracce scritte della prima prova di maturità, l’esame a cui si sono sottoposti 524mila studenti italiani questa estate.
“Un quarto d’ora geologica di celebrità” è infatti uno degli spunti che i maturandi probabilmente non si aspettavano di trovare dentro alla busta, quando ipotizzavano “i temi” nelle angosce della classica notte prima degli esami.
Eppure la proposta ha fatto centro, nonostante la sua complessità, perché parla di un argomento che per i “nativi climatici” (la generazione dei 18enni di oggi, venuta al mondo dentro il cambiamento climatico) è non solo un dato di fatto, ma anche uno stimolo per trovare soluzioni.
Il fatto è che secondo un tema realizzato dall’evoluzionista Telmo Pievani – filosofo della biologia e professore ordinario del dipartimento di Etologia dell’università di Padova – il peso degli oggetti e degli artefatti realizzati dall’uomo ha raggiunto il medesimo peso della massa biologica presente sul pianeta.
Ponti, auto, computer, palazzi, macchine del caffè e chi più ne ha più ne sommi, hanno raggiunto 1,1 teratonnellate di peso. Esattamente quanto moscerini, alberi, elefanti e il resto degli esseri viventi riuscirebbero a pesare, se messi sopra una bilancia. Non uno studio nuovo, perché risale agli anni del Covid, ma che implica certo delle prese di coscienza e delle necessità di gestione nella proiezione verso il futuro.
“La cosa positiva”, spiega lo stesso Pievani alle telecamere di Rai 1, “è che le nuove generazioni sono automaticamente proiettate verso la ricerca di soluzioni”. Ma, proprio per il concetto del bicchiere mezzo vuoto, di soluzioni c’è bisogno perché il problema non è di poco conto. L’uomo rappresenta solo lo 0,01% della biomassa globale, ma l’impronta lasciata dalle ultime tre generazioni non può lasciare indifferenti: solo a inizio ‘900, i prodotti di attività umana erano pari al 3% della biomassa, oggi siamo a mille miliardi di tonnellate in cose. “Abbiamo riempito di asfalto innanzitutto, poi di cemento, plastica e ferro”, conclude Pievani. “E i nostri figli dovranno misurarsi con un’importante crisi ecologica”, per cercare soluzioni ecologiche ai danni dell’Antropocene.